Mi piace comunicare.
Con la parola, con le immagini, con gli avatar.
Sono figlio d’arte.
Dal 1958 la mia famiglia si occupa di giornalismo.
Ha iniziato mio padre, Guido Gerosa (qui con Robert Taylor) e ora continuiamo la tradizione io e mio fratello Alberto.
Giornalista professionista, ho lavorato per più di vent’anni in Condé Nast, come caporedattore di AD e di Traveller.
Poi, dato che mi piacciono i cambiamenti, mi sono cimentato con l’Ufficio Stampa. Nel frattempo ho scritto una ventina di libri, tra saggi e romanzi.
La specializzazione è utile ma noiosa. Mi piace capire come si possono comunicare cose molto diverse tra loro. E così tra i miei clienti ci sono un grande organizzatore di eventi che temporaneamente si è reinventato come allevatore di lumache chic,
un’azienda di banchi frigo ecosostenibili, e KULTURA/OWW, un luogo virtuale dedicato all’arte, con 80mila gallerie e una superficie 660 volte più grande di quella del Louvre.
Sono ossessionato dal Grand Hotel de Balbec, protagonista della mia tesi in architettura sui luoghi di Proust,
ho scritto il primo libro pubblicato in Italia su Second Life,
ho inventato un’agenzia di viaggi per tour nei mondi virtuali,
ho scritto due art thriller, uno dei quali arrivato in finale a un concorso letterario internazionale,
ho curato la prima mostra mondiale sull’arte di Second Life, allestita al Museo di Storia Naturale di Firenze,
raccolgo vecchie cartoline di alberghi, modellini Airfix e colleziono progetti.
Ho anche tenuto corsi di Multimedia e Comunicazione al Politecnico di Milano e parlato di cinema virtuale alla Society for Cinema and Media Studies di Los Angeles.
Attualmente scrivo di mode e tendenze per Panorama e mi occupo di cinema di ieri e di oggi per Wired.